Sportello Pedagogico e Psicologico

Il Centro mette a disposizione uno sportello pedagogico e psicologico per delineare e co-progettare con le famiglie interventi personalizzati finalizzati allo sviluppo e al potenziamento cognitivo ed affettivo di bambini e persone con deficit, dalla nascita, lungo tutto il corso della vita, nei diversi contesti: casa, scuola, tempo libero e lavoro.

Il servizio inizia con un primo colloquio con l’area pedagogica e con l’area psicologica. In seguito al primo incontro (in presenza o da remoto) viene inviata alla famiglia una relazione progettuale contenente alcune prime ipotesi e indicazioni da mettere in atto nel vivere quotidiano, una sorta di “test operativo” che fungerà da presupposto per un andare a definire assieme progetto sempre più adeguato, “cucito su misura” alle originalità della persona, grazie ad un confronto periodico di supervisione.

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Scrivici a aemocon@gmail.com oppure chiamarci al numero 339.3132693

 

APPROFINDIMENTI

L’intervento  pedagogico, all’interno del metodo emozione di conoscere, è finalizzato a rilevare mediante  l’osservazione  ed  il colloquio, con quale  “stile  la  famiglia interviene nel vivere quotidiano: la gestione del tempo, dello spazio, delle regole, la gestione di momenti come il mangiare, il vestirsi, il lavarsi….

Il contesto, l’ambiente, le dinamiche relazionali sono il punto di partenza per descrivere la persona. Senza l’identificazione del contesto non si può capire nulla, l’azione osservata è del tutto priva di senso. Il contesto è la matrice dei significati [G. Bateson]

Attraverso i  dati  acquisiti durante i colloqui e attraverso osservazioni (in presenza o da remoto) andremo assieme ad orientare lo stile educativo della famiglia alla ricerca di strategie, modalità relazionali e strumenti mediatori che aiutino a ridurre/contrastare gli handicap che i deficit propongono e sostenere lo sviluppo dei potenziali cognitivi e affettivi della persona, nel rispetto delle sue originalità. Un vero e proprio training finalizzato a fornire alle famiglie chiavi concettuali, strumenti culturali, metodologie ed abilità (agilità mentale) per un’attenzione ai particolari, ai contesti, alle situazioni, agli ambienti, alle relazioni…

Lo stile di intervento che l’equipe psico-pedagogica di AEMOCON si oppone ad una visione “diffettologica” della persona per ripartire dai “sa fare” e andando, tramite questi, a sollecitare autonomie, socializzazione e apprendimento, garantendo il diritto all’inclusione sociale.

Protocollo di intervento del percorso personalizzato:

Primo colloquio con la famiglia (o referenti educativi) per analizzare lo stile educativo e iniziare a delineare una mappa dei “sa fare” della persona e dei suoi originali cognitivi ed affettivi al fine di ipotizzare un primo progetto di intervento nei contesti di casa-scuola-tempo libero e, per agli adulti, lavoro. In seguito all’incontro viene inviata alla famiglia una relazione contenente prime indicazioni da mettere in atto nel vivere quotidiano.

 

A seconda delle situazioni, si valuta con la famiglia l’utilità di farsi affiancare da un Operatore di riferimento per circa 2 moduli settimanali (di 3 ore ciascuno) – ogni famiglia che aderisce al protocollo ricerca sul proprio territorio di appartenenza un operatore di fiducia. E’ possibile che l’educatore venga reclutato in modalità diretta (fornito dai Servizi) oppure in modalità indiretta (scelto personalmente dalla famiglia ma inquadrato all’interno di un progetto condiviso e sostenuto economicamente dai Servizi)

 

Inizia così un Percorso che va a delineare e a “cucire su misura” un progetto di vita (coerentemente a quanto previsto dalla L. 328/2000) grazie ad uno scambio e ad un confronto periodico (mensile) tra i responsabili pedagogici e psicologici dell’Associazione, la famiglia e l’operatore, attraverso supervisioni realizzabili anche a distanza (grazie a skype), analisi di videoregistrati, …

 

ALCUNE POSSIBILI DOMANDEIl primo incontro – l’intervista-colloquio

1) IL BAMBINO, LA PERSONA CON DEFICIT, SARA’ PRESENTE AL PRIMO COLLOQIUO?

L’intervista-colloquio ha lo scopo di iniziare a descrivere una storia della persona con deficit, dei suoi “sa fare”, per formulare le prime ipotesi di intervento. I primi incontri solitamente vengono condotti senza la presenza del bambino, della persona, in quanto il contesto-colloquio, la situazione, l’atmosfera… ci presenterebbe un bambino, una persona totalmente diversi da come sono nella vita quotidiana.

Si preferisce raccogliere  videoregistrazioni in situazione che ci presentano situazioni relazionali e contestuali oppure inviare un componente dello staff direttamente nei contesti di vita per osservare e rilevare documentazione audiovisiva [1].

2) DI COSA SI PARLERA’ NEL PRIMO COLLOQUIO? ALLA RICERCA DEI “SA FARE”

Quando si parla della persona con deficit spesso vi è la tendenza di partire dalle sua difficoltà, dai problemi che presente, in quanto si pensa che è su quelli che è su questi che si deve andare ad intervenire direttamente per risolverli o modificarli.

Il colloquio invece viene condotto percorrendo e ripercorrendo la storia della persona, narrata dai genitori (o da responsabili educativi), cercando di individuare e mettere in evidenza le sue competenze, i suoi “sa fare” (anche quando sembrano non esserci), per poter scoprire e quindi andare a potenziare e dilatare quei momenti e quelle situazione in cui la persona è più attenta e partecipe, attiva e disponibile all’apprendere, al fare.

L’intervista-colloquio parte da momenti liberi di “conversazione” per poi gradualmente (man mano che la narrazione fornisce elementi, dati) divenire sempre più mirata, pilotata, definita.

Il bambino, la persona con deficit, va ‘esplorato’ e ‘scoperto’,
osservato attraverso ciò che sa fare dandogli la possibilità di riscoprirsi come capace, come agente attivo.
Un nuovo modo di vedersi, in cui anche l’errore è rilevatore e rivelatore di competenze, di una volontà,
forse un’occasione per dare senso agli eventi.
Partire dai successi, dalle proprie abilità, quindi,
per andare alla ricerca di situazioni, attività in cui concordare ed ampliare la propria visione del mondo.
N. Cuomo

 

3) QUALI SONO GLI OBIETTIVI DEL PERCORSO PROGETTUALE? Verso una vita adulta autonoma e indipendente

Gli interventi progettuali proposti puntano a intervenire all’interno di 3 macro aree:

1.Lo sviluppo della personalità

2.Il rapporto con gli altri

3.Il confronto con la realtà esterna

Per lavorare in questa aree si valutano strategie e modalità utili ad implicare la persona con deficit, coerentemente alla sua età, alle sue originalità e a quelle del nucleo famigliare, in occasioni con chiara finalità e forti dal punto affettivo e relazionale, in modo da sollecitare apprendimenti, abilità e competenze tra cui:

  • conoscere e rispettare le regole;
  • partecipare e contribuire attivamente allo svolgersi della vita domestica, quotidiana;
  • acquisire maggior consapevolezza circa la propria estetica e igiene personale;
  • potenziare abilità e intenzionalità linguistiche e/o comunicative per potersi relazionare con gli altri
  • orientamento nel tempo
  • conoscere e utilizzare strumenti presenti in casa
  • utilizzare il danaro
  • scegliere e decidere
  • abilità motorie
  • attenzione, memoria e osservazione

 

…MA QUANDO OSSERVIAMO DIRETTAMENTE LA PERSONA?

Il nostro metodo di osservazione prevede nuclei che si svolgono in momenti diversi, questo anche per garantire una maggiore cura nel poter osservare con un tempo sufficiente tutti gli elementi che giocano un ruolo importante nella comprensione del caso.

Questa metodologia prevede che la prima parte che riteniamo utile osservare sia il nucleo genitoriale. Successivamente si prevedono osservazioni a distanza tramite video utili sia per osservare la persona in azione nei suo abituali contesti di vita sia a sollevare da eventuali stress che molto spesso una situazione di valutazione diretta in studio comporta per la persona che per i genitori.

Il non vedere la persona durante i primi confronti con la famiglia non esclude l’importanza dell’osservazione e la sua utilità. In relazione alle ricerche a cui facciamo riferimento utilizziamo sia un’osservazione diretta che mediata dai genitori (oltre che eventuali operatori/insegnanti) la quale risulta molto utile in quanto sono loro a vivere quotidianamente con la persona.

La gestione del colloquio, la metodologia che utilizziamo nel chiedere, nel rapportare, nel confrontare,…ci orienta in quanto possiamo confrontare i dati e le notizie richiesti, numerosi e particolareggiati, con un’ampia casistica.
I riferimenti alla casistica, le modalità di conduzione del gruppo di incontro, l’incrociare i dati raccolti (in differenti contesti, situazioni, tempi, atmosfere e climi emozionali, la storia della persona, la nemesi, la diagnosi) con l’esperienza quale sfondo di riferimento ci propongono suggestioni, intuizioni, supposizioni, un quadro con una certa leggibilità che maturandosi va a sollecitare ipotesi che vengono strutturate in piste di lavoro, in interventi, in prassi.

L’osservazione diretta non viene comunque scartata, ma diviene un utilissimo riferimento per valutare, verificare, conoscere, sia inviando un operatore nei contesti, sia attraverso la videoregistrazione di situazioni che i genitori (o gli insegnanti, gli educatori..) ritengono interessanti.
Questi videoregistrazioni risultano utili sia per contestualizzare la situazione ed osservarla (anche al rallentatore e/o soffermandosi su alcuni passaggi, su toni di voce, espressioni ecc…) sia per sovrapporre la situazione problematica con i cambiamenti, si auspica positivi, che i progetti nell’ambito della Pedagogia Speciale hanno la finalità di proporre.
Il videoregistrato viene analizzato con un approccio multidisciplinare ed è tra i riferimenti di grande importanza per la formulazione di ipotesi di intervento e di verifiche (oltre ad essere una memoria da poter consultare nel tempo).