Un “Scuola” di vita autonoma e indipendente per maturare a autodeterminarsi.
“Apprendere autonomie” è diverso dall’“imparare e desiderare essere autonomi”. La finalità del progetto non è tanto e non solo quella di “imparare autonomie”, che potrebbero anche derivare da un apprendimento meccanico, da un’azione che, ripetuta più volte, mette la persona in grado di compierla da solo: ad esempio, posso apprendere a preparare un caffè, utilizzando la caffettiera e svolgendo il processo di preparazione da solo fino ad arrivare alla tazzina pronta da servire. Saper preparare il caffè corrisponde ad “agire un’autonomia”. Alcune persone sanno svolgere azioni in autonomia ma non per questo sono autonome: il nostro obiettivo va al di là dell’apprendimento di azioni e punta sull’ “imparare ad essere autonomi”, nel senso di essere “capaci di governarsi da sé, sulla base di una autentica intenzionalità originale”, in una condizione di “non dipendenza da altri, cioè di “indipendenza”. In tal senso più ampio, si valuta di fondamentale importanza non solo il fatto di poter svolgere un’azione da soli, ma anche e soprattutto la capacità di decidere cosa fare, come fare, quando fare, in modo consapevole e responsabile. In questa dimensione la persona può anche non essere in grado di compiere da sola l’azione ma ciò che conta è a volontà, l’intenzionalità di realizzare quel bisogno e il saperlo comunicare a chi può assolvere all’azione oppure sapere di quale strumento avvalersi quale mediatore.
Il progetto è finalizzato a superare una visione assistenzialistica nei confronto della disabilità andando a realizzare esperienze disseminabili, al fine di costituire Modelli alternativi ai tradizionali Centri diurni e/o residenziali che di frequente relegano persone con deficit in “ghetti” che contengono i rischi di invecchiamento precoce e di aggravamento dello stato già precario di deficit, oltre che non garantire un progetto inclusivo come tra l’altro chiesto fortemente anche di recente dal Parlamento Europeo circa la promozione della deistituzionalizzazione dei disabili: “Gli Stati membri dell’UE dovrebbero essere incoraggiati ad abbandonare l’assistenza istituzionale a favore di un sistema di assistenza e sostegno basato sulla famiglia e sulla comunità. Si tratta di una transizione complessa, che comporta lo sviluppo di servizi di prossimità qualitativamente elevati, la chiusura pianificata delle strutture residenziali a lunga permanenza e il trasferimento di risorse dal sistema istituzionale ai nuovi servizi, assicurandone in tal modo la sostenibilità nel lungo termine.”
All’interno del Percorso-Sistema di Ricerca-Formazione-Azione stiamo da qualche anno ponendo le basi per realizzare “Scuole per la vita autonoma ed indipendente” allestendo, in collaborazione con Associazioni, Fondazioni e Cooperative di genitori, occasioni in cui giovani adulti con deficit, in relazione alle loro originalità cognitive, hanno la possibilità di disegnare un proprio originali progetto di vita, autonomo e indipendente, nel mondo di tutti.
Un diritto, quello al proprio progetto di vita nel mondo di tutti, che deve essere garantito a tutti, anche a chi presenta una disabilità più complessa che la “prassi” relega normalmente in laboratori protetti, centri diurni ecc… Autonomia e indipendenza divengono quindi un traguardo da raggiungere, una meta ambita per la quale si innesca un processo di acquisizione di competenze in un’implicazione attiva, sempre più consapevole e intenzionale, della persona con deficit. Da qui il nome di “Scuola per la vita autonoma e indipendente”