Il Centro mette a disposizione uno sportello pedagogico e psicologico per delineare e co-progettare con le famiglie interventi personalizzati finalizzati allo sviluppo e al potenziamento cognitivo ed affettivo di bambini e persone con deficit, dalla nascita, lungo tutto il corso della vita, nei diversi contesti: casa, scuola, tempo libero e lavoro.
Il servizio inizia con un primo colloquio con l’area pedagogica e con l’area psicologica. In seguito al primo incontro (in presenza o da remoto) viene inviata alla famiglia una relazione progettuale contenente alcune prime ipotesi e indicazioni da mettere in atto nel vivere quotidiano, una sorta di “test operativo” che fungerà da presupposto per un andare a definire assieme progetto sempre più adeguato, “cucito su misura” alle originalità della persona, grazie ad un confronto periodico di supervisione.
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APPROFINDIMENTI
L’intervento pedagogico, all’interno del metodo emozione di conoscere, è finalizzato a rilevare mediante l’osservazione ed il colloquio, con quale “stile“ la famiglia interviene nel vivere quotidiano: la gestione del tempo, dello spazio, delle regole, la gestione di momenti come il mangiare, il vestirsi, il lavarsi….
Il contesto, l’ambiente, le dinamiche relazionali sono il punto di partenza per descrivere la persona. Senza l’identificazione del contesto non si può capire nulla, l’azione osservata è del tutto priva di senso. Il contesto è la matrice dei significati [G. Bateson]
Attraverso i dati acquisiti durante i colloqui e attraverso osservazioni (in presenza o da remoto) andremo assieme ad orientare lo stile educativo della famiglia alla ricerca di strategie, modalità relazionali e strumenti mediatori che aiutino a ridurre/contrastare gli handicap che i deficit propongono e sostenere lo sviluppo dei potenziali cognitivi e affettivi della persona, nel rispetto delle sue originalità. Un vero e proprio training finalizzato a fornire alle famiglie chiavi concettuali, strumenti culturali, metodologie ed abilità (agilità mentale) per un’attenzione ai particolari, ai contesti, alle situazioni, agli ambienti, alle relazioni…
Lo stile di intervento che l’equipe psico-pedagogica di AEMOCON si oppone ad una visione “diffettologica” della persona per ripartire dai “sa fare” e andando, tramite questi, a sollecitare autonomie, socializzazione e apprendimento, garantendo il diritto all’inclusione sociale.
Protocollo di intervento del percorso personalizzato:
Primo colloquio con la famiglia (o referenti educativi) per analizzare lo stile educativo e iniziare a delineare una mappa dei “sa fare” della persona e dei suoi originali cognitivi ed affettivi al fine di ipotizzare un primo progetto di intervento nei contesti di casa-scuola-tempo libero e, per agli adulti, lavoro. In seguito all’incontro viene inviata alla famiglia una relazione contenente prime indicazioni da mettere in atto nel vivere quotidiano.
A seconda delle situazioni, si valuta con la famiglia l’utilità di farsi affiancare da un Operatore di riferimento per circa 2 moduli settimanali (di 3 ore ciascuno) – ogni famiglia che aderisce al protocollo ricerca sul proprio territorio di appartenenza un operatore di fiducia. E’ possibile che l’educatore venga reclutato in modalità diretta (fornito dai Servizi) oppure in modalità indiretta (scelto personalmente dalla famiglia ma inquadrato all’interno di un progetto condiviso e sostenuto economicamente dai Servizi)
Inizia così un Percorso che va a delineare e a “cucire su misura” un progetto di vita (coerentemente a quanto previsto dalla L. 328/2000) grazie ad uno scambio e ad un confronto periodico (mensile) tra i responsabili pedagogici e psicologici dell’Associazione, la famiglia e l’operatore, attraverso supervisioni realizzabili anche a distanza (grazie a skype), analisi di videoregistrati, …
ALCUNE POSSIBILI DOMANDEIl primo incontro – l’intervista-colloquio
1) IL BAMBINO, LA PERSONA CON DEFICIT, SARA’ PRESENTE AL PRIMO COLLOQIUO?
L’intervista-colloquio ha lo scopo di iniziare a descrivere una storia della persona con deficit, dei suoi “sa fare”, per formulare le prime ipotesi di intervento. I primi incontri solitamente vengono condotti senza la presenza del bambino, della persona, in quanto il contesto-colloquio, la situazione, l’atmosfera… ci presenterebbe un bambino, una persona totalmente diversi da come sono nella vita quotidiana.
Si preferisce raccogliere videoregistrazioni in situazione che ci presentano situazioni relazionali e contestuali oppure inviare un componente dello staff direttamente nei contesti di vita per osservare e rilevare documentazione audiovisiva [1].
2) DI COSA SI PARLERA’ NEL PRIMO COLLOQUIO? ALLA RICERCA DEI “SA FARE”
Quando si parla della persona con deficit spesso vi è la tendenza di partire dalle sua difficoltà, dai problemi che presente, in quanto si pensa che è su quelli che è su questi che si deve andare ad intervenire direttamente per risolverli o modificarli.
Il colloquio invece viene condotto percorrendo e ripercorrendo la storia della persona, narrata dai genitori (o da responsabili educativi), cercando di individuare e mettere in evidenza le sue competenze, i suoi “sa fare” (anche quando sembrano non esserci), per poter scoprire e quindi andare a potenziare e dilatare quei momenti e quelle situazione in cui la persona è più attenta e partecipe, attiva e disponibile all’apprendere, al fare.
L’intervista-colloquio parte da momenti liberi di “conversazione” per poi gradualmente (man mano che la narrazione fornisce elementi, dati) divenire sempre più mirata, pilotata, definita.
Il bambino, la persona con deficit, va ‘esplorato’ e ‘scoperto’,
osservato attraverso ciò che sa fare dandogli la possibilità di riscoprirsi come capace, come agente attivo.
Un nuovo modo di vedersi, in cui anche l’errore è rilevatore e rivelatore di competenze, di una volontà,
forse un’occasione per dare senso agli eventi.
Partire dai successi, dalle proprie abilità, quindi,
per andare alla ricerca di situazioni, attività in cui concordare ed ampliare la propria visione del mondo.
N. Cuomo
3) QUALI SONO GLI OBIETTIVI DEL PERCORSO PROGETTUALE? Verso una vita adulta autonoma e indipendente
Gli interventi progettuali proposti puntano a intervenire all’interno di 3 macro aree:
1.Lo sviluppo della personalità
2.Il rapporto con gli altri
3.Il confronto con la realtà esterna
Per lavorare in questa aree si valutano strategie e modalità utili ad implicare la persona con deficit, coerentemente alla sua età, alle sue originalità e a quelle del nucleo famigliare, in occasioni con chiara finalità e forti dal punto affettivo e relazionale, in modo da sollecitare apprendimenti, abilità e competenze tra cui:
- conoscere e rispettare le regole;
- partecipare e contribuire attivamente allo svolgersi della vita domestica, quotidiana;
- acquisire maggior consapevolezza circa la propria estetica e igiene personale;
- potenziare abilità e intenzionalità linguistiche e/o comunicative per potersi relazionare con gli altri
- orientamento nel tempo
- conoscere e utilizzare strumenti presenti in casa
- utilizzare il danaro
- scegliere e decidere
- abilità motorie
- attenzione, memoria e osservazione