
Apprendere e insegnare in uno stato di benessere: un atteggiamento sperimentale.
“Ti piace andare a scuola? No! Perché? E’ brutta! Brutta come? Brutta come… come… come il diavolo. “.
Da queste risposte di un bambino di prima elementare ho preso spunto per il titolo del libro.
In alternativa ad una condizione scolastica che ha prodotto in quel bambino la risposta sopra riportata è urgente una scuola che proponga il desiderio e l'”emozione di conoscere”, il piacere di esistere.
Quali i modi, le condizioni, le strategie, gli strumenti di cui necessita un insegnante per provocare il desiderio ed il piacere di conoscere? Quali i riferimenti teoretici e metodologici? Quali sono i pregiudizi che molte volte, in buona fede, orientano la didattica facendo divenire l’apprendere un “disturbo”, una condizione di “noia”, la scuola un “qualcosa” che fa venire in mente il “diavolo”, “l’inferno”?
Quali sono le esperienze che hanno trasformato, per rimanere nella metafora, “l’inferno” in “paradiso”?
Le esperienze di integrazione di bambini definiti “handicappati”, “disturbati nell’apprendimento”, “deboli mentali”, “disabili”, “con disabilità mentale”, “con ritardo mentale”, “con disturbi nell’apprendimento”, …(queste sono le numerose definizioni che nella mia esperienza ho trovato in molte diagnosi, unitamente alla denominazione di una patologia), hanno prodotto e stanno producendo riflessioni e cambiamento nei modi dell’insegnare, successo scolastico, il desiderio e il piacere di insegnare ed apprendere, unitamente ad un’elevata qualità didattica per tutti i bambini, con o senza l'”handicap”.